Non sono sicura che non si tratti del primo libro che ho letto di Fedor M. Dostoevskij. Cioè non sono in grado di ricordarne altri, almeno non di recente (diciamo 4 anni). Ad ogni modo i russi sono imbattibili. La loro scrittura (voglio dire il loro modo di scrivere), la forza capacità di catturati è incredibile. Si legge tutto d'un fiato, racconta così poco, ferisce così tanto. La forza de Le Notti Bianche dunque non può essere nella storia che invece così magistralmente raccontata sfiora spesso la poesia e non la prosa. Mi ha incantata. Lo rileggerei se ne avessi il tempo. Prima o poi lo farò.
Meno interessante è stato invece "Il Manifesto del cosmonauti" di Mikael Niemi. Non che sia brutto (impossibile l'accostamento col libro precedente e infatti non lo faccio), ma mi aspettavo molto di più. Parte molto ma molto bene per risultare un po' noioso da metà in poi. Tra l'altro promette molte cose che solo in parte esaudisce. Diciamo che io a Philip Dick non lo paragonerei (anche se ci ha provato!), forse a Bradbury, ma nemmeno a Italo Calvino, con le Cosmicomiche con cui secondo me, poco può reggere. Ovviamente mi ha fatto piacere leggerlo, non è un capolavoro ma vale sempre la pena leggere un libro. Quando non lo sarà vuol dire che è proprio una spazzatura totale.
Un po' di amaro in bocca questa volta Philip K. Dick me l'ha lasciato. "Il paradiso maoista", benché non si affatto terribile o noioso, in realtà parte da uno spunto che avrebbe potuto permettere molte altre riflessioni, che invece non ho trovato. E' vero che non si tratta di fantascienza (ma avrebbe potuto esserlo lavorandoci un po' sopra), ma anche lo sviluppo mi sembra si limiti un po' troppo ai 3 personaggi. Non tutti per altro simpatici. Certo, l'angoscia del potere ignoto e incomprensibile c'è tutto e di certo sono premesse ai libri successivi. Naturalmente non va dimenticato che lo scrive a 24 anni e che io a 24 anni non avevo certo i mezzi per scrivere un romanzo così. Ma questa è un'altra storia.
Infine, cercavo un libro che mi facesse riflettere di più e mi desse una mano sul mio percorso spirituale e fra tutti ho trovato questo. Diciamo che più che leggerlo bisognerebbe fare "zazen" ma anche i dialoghi del maestro che spiega il punto di vista che dovremmo tenere tutti sono decisamente importanti. A tratti capivo perfettamente di cosa parlava e che quel "salto di qualità" (se così modestamente si può dire) l'ho fatto. Cerco, continuare a vedere le cose con quella "differenza" che suggerisce sarebbe una gran cosa e non serve si riesce. Ora però mi fermerei qui: ho da imparare a vivere l'istante che vivo, sia che sia meditando, sia che stia agendo, senza pensare né a quello che ho fatto prima, né a quello che devo fare. Devo avere il vuoto mentale, devo riconoscere lo stato di Buddha.
Infine, cercavo un libro che mi facesse riflettere di più e mi desse una mano sul mio percorso spirituale e fra tutti ho trovato questo. Diciamo che più che leggerlo bisognerebbe fare "zazen" ma anche i dialoghi del maestro che spiega il punto di vista che dovremmo tenere tutti sono decisamente importanti. A tratti capivo perfettamente di cosa parlava e che quel "salto di qualità" (se così modestamente si può dire) l'ho fatto. Cerco, continuare a vedere le cose con quella "differenza" che suggerisce sarebbe una gran cosa e non serve si riesce. Ora però mi fermerei qui: ho da imparare a vivere l'istante che vivo, sia che sia meditando, sia che stia agendo, senza pensare né a quello che ho fatto prima, né a quello che devo fare. Devo avere il vuoto mentale, devo riconoscere lo stato di Buddha.
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