venerdì 27 marzo 2009

XVI e 49

Non so bene come affrontare questo post. E' un post introspettivo, è un post sulla riflessione e sul desiderio di rivoluzione interiore. Magari invece fiirò di parlare di tutt'altro.

Associerei questa mia sensazione a un arcano maggiore: XVI La Torre. L'immagine è solitamente di una torre che è colta da un cataclisma e cade a pezzi. Le cose sono inevitabili, prima o poi accadono e tutto si distrugge sotto i nostri occhi, coscienti che prima o poi sarebbe successo,perchè diciamolo, la torre,era pericolante. E' che magari si è finto finora, ma il crollo era prevedibile. Parlo di qualcosa che ho trascinato a lungo. Un'idea, uno stato d'animo, una convinzione errata che invece andava corretta, rimessa in sesto, perchè nel frattempo si era deteriorata, si reggeva su un solo masso pericolante.

Il crollo quindi è avvenuto. Anche se le ragioni del crollo ora sembrano quasi superflue o così vorrebbero farmi credere ("la fai più lunga del dovuto"), in realtà il suo sostentamento era in bilico. Però questo bilico mi impediva di avere comunque una casa, che da un lato mi proteggeva dall'altro, mi vincolava a non abbandonare l'unica cosa che avevo.

Ora non ho nemmeno questo. Sono apolide, ma libera. Il cielo piove direttamente sulla mia faccia ma almeno sento che è vivo, così come mi sento io ora. Ho da ricostruire la mia abitazione. Il resto lo costruisco dentro di me e le valige, se sono leggere, posso viaggiare più velocemente.
Qualunque cosa abbia perso, forse non era abbastanza importante, invece ho creduto potesse sopperire ad ogni vuoto avuto da sempre.

Non è così. Ho creduto di averne bisogno, invece tutto ad un tratto ho visto che tutte le cose che cercavo potevo farle da me. Forse non nel modo più agevole, ma sicuraramente con più soddisfazione.

Mi si è aperto un mondo attorno, che non credevo di poter affrontare così come sto facendo, sulle mie spalle, con le mie mani (manualmente parlando) e con la mia testa.

Questo invece è un I Ching ed è il 49: La muta, la sovversione. Ha in sè la rivoluzione, il fatto che tutto cambi e che ho dato una spinta diversa a me stessa: sono in grado di fare qualunque cosa e crederlo e già mezza vittoria. Non aspetto più nessuno che mi venga in soccorso, nessuno che mi dia una conferma che sto facendo giusto o sbagliato, che mi acclami o mi incoraggi. Niente di tutto questo, soltanto io. Solo io, sempre io. Infondo non si è più in buone mani che nelle proprie.

E si sviluppano molte energie e molte capacità, mai credute prima. Parola mia.

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