sabato 17 gennaio 2009

LA MASCHERA DEL DEMONIO - M.BAVA(1960)

E torna Bava. Il mio esperimento con lui continua. Non devo specificare che l'horror non fa per me e che durante la visione del film (che ascolto attraverso auricolari perchè le casse non sono granchè e si perde il suono) è entrata mia madre e non sentendola entrare appena ho visto la sua ombra (eh sì guardo il film anche al buio) ho lanciato un urlo degno di Barbara Steele (che sarebbe l'attrice protagonista, il manuale qui dice una semisconosciuta attrice inglese) che ne lancia ben tre e sviene due volte (coraggiosa la ragazza... ma chissà come l'avrei presa io! ahah!). Ad ogni modo questa mia poca inclinazione per l'horror non ha agevolato la prima parte del film: l'ho trovato lento e più di una volta mi sono chiesta perchè lo stessi guardando. Poi poco prima che finisse il primo tempo (il film è diviso in due parti) inizia a movimentarsi. La trama che nel manuale viene definitivo "facilmente dimenticabile" (nel senso che sono le atmosfere di Bava a restarti più impresse dello svolgersi della storia), fino a quel momento era abbastanza lineare e questo succede anche dopo, ma la differenza vera è che si arricchisce di particolari. Intanto il titolo si riferisce ad un maschera ad aghi (come certi strumenti di tortura medievali) che viene messa sul volto di due persone, Asa, antenata della famiglia Vajda che è però anche una strega, e il suo amante, Iavutich, una doveva essere regolarmente bruciata al rogo (ma un temporale salva il corpo) mentre l'amante viene sepolto nel cimitero degli assassini. Poi due medici, uno apprendista dell'altro passano presso un cimitero (quello in cui poi viene sepolta la strega insieme alla sua maschera) e la carrozza si ferma, mentre il cocchiere ripara il danno (non cambia la gonna naturalmente) i due decidono di fare un giro e molto furbescamente girano il cinimetero e dalla tomba di Asa tolgono la maschera, le gocce di sangue che cadono dalla mano ferita del dottore saranno molto utili per Asa che prima di morire aveva maledetto i suoi discendenti per quello che avevano fatto loro e quindi non aspettava altro che "risorgere" tramite quel sangue. Però le serve un corpo, il corpo di una delle discendenti, che guarda caso uscendo dalla cimitero la troviamo bella lì in vista con i tre alani (un'immagine orrifica di una potenza disarmante) nonchè ultima discendente Katia. Ebbene, fin qui tutto chiaro. Oppure no? Certo che no. Questo è il film sui vampiri ma vampiri così onestamente non ne avevo mai visti. Ed ho letto Dracula, ho visto Nosterafu di Marrau, un Dracula del 33 e soprattutto adoro la versione di Coppola (visto e rivisto no so quante volte). E poi tutti gli scrittori prima o poi parlano di vampiri, aggiungendo o togliendo al capostipite stokeniano, ma qui c'è ben altro. Intanto l'antagonista è donna ed è una strega. Non è marginale come invece si potrebbe vedere in Coppola, che è l'unico poi che ha sottolineato la figura malefica delle donne vampiro (ah sì ho letto anche Carmilla di LeFanu, ma lì ci vorrebbe un post a parte!) ma nessuna di loro è una strega, cioè che fa sortilegi. Questa li fa, appena è un po' più forte fa risvegliare il suo amante dalla tomba che (naturalmente) deve andare a recuperare l'ultima discendente della famiglia Vajra per poter appropriarsi del suo corpo. Prima però meglio prendere il sangue per intero del dottore che ne ha versato solo qualche goccia. Insomma da lì la strage inizi, con relativi vampiri. Geniale e agghiacciante Katia che piange il padre morto e che invece si risveglia vampiro e che però è cosciente e che le dice che non è più suo padre e che nonostante la mutazione tenta di difenderla dall'amante vampiro di Asa. Poi ci sono passaggi segreti, poi ci sono immagini che si vedono nei calici, poi ci sono quadri che si ripetono, poi ci sono sistemi diversi per ammazzare i vampiri (qui bisogna spillare dentro l'occhio sinistro), poi c'è una accennata e poi sapientamente orchestrata storia d'amore tra l'apprendista dottore e Katia. Poi c'è che non c'è Val Helsin che è un cacciatore di vampiri (fin troppo abusato ultimamente) e che è spietato e che usa la croce come arma (ma non ispirata affatto una qualche spiritualità cristiana, tutt'altro!) e qui invece c'è un prete vero e proprio che conosce la superstizione popolare e ci crede perchè è anche quello il suo mestiere, fare il prete, liberare dal male ( e tutte le sue informazioni di come fare le ha per altro da un'immagine di San Michel Arcangelo conscritta in antico cirillico). Insomma una figura molto più giusta del dottor Val Helsin. Infine (ma forse ci sono altre cose altrettanto importanti) Katia è un doppio. E' il doppio di Asa, perchè per la maledizione tutte le sue discendenti sono identiche a lei, e perchè lei è la predestinata a donarle il suo corpo. Non solo, qualcosa aleggia di negativo nella figura di Katia benchè sia una donna votata al bene, qualcosa che sa di malinconia in alcuni punti, mentre in altri è il fascino che comunque esercita il male e che in qualche modo la sfiora. E' anche di una strana bellezza (l'attrice) che non riesci a dire che sia proprio uno schianto ma non riesci nemmeno a dire che non abbia un qualche fascino (misteriosa questa mia definizione) e che inoltre mi ricorda pure una prof che come l'attrice si chiama Barbara (oddio anche lo stesso nomeeee! Ahhhhhh! Più che un doppio è un triplo! Ahahah!). Ad questo punto resta spiegare bene come il tema del doppio viene splendidamente orchestrato da Bava. Katia in una delle sue svenute (!) ha il collo della camicia allacciato e l'apprendista glielo sbottona mostrano a parte il décolté (ahahah) anche un bel crocifisso. Quando Asa è riuscita ad impossessarsi del corpo di Katia (che invece è diventato vecchio) le due sono effettivamente identiche. Asa per poter terminare l'opera della distruzione di tutta la dinastia (perchè è questo che vuole fare, questa è la sua vendetta, per questo fa tutto 'sto casino!) si sostituisce nella tomba. L'apprendistato abbraccia Asa credendo fosse l'altra e poi vuole uccidere con lo spillo nell'occhio Katia. E' tutto perfetto ma il crocifisso, oltre ad aver impedito a Asa di uccidere Katia (perchè come nella tradizione i vampiri temono i crocifissi), mette in dubbio l'apprendista Andrej, ma non comprende lo scambio di persona, almeno non subito. Come può essere che la vampiressa abbia un crocifisso addosso? Quindi come ha visto fare al prete prende il crocifisso e lo mette sulla fronte: non succede niente. Andrej va da Asia e tenta di comprendere poi insomma è quasi lei che glielo dice perchè il crocifisso fa i suoi strani effetti su di lei. E soprattutto dice (e voglio chiudere così) che la parte buona di Katia poteva essere salvata dall'amore appena affacciatosi tra lei e Andrej e che l'avrebbe portata completamente nel bene. Lì per lì me è parso stupido, invece a ben pensare dimostra soltanto che Bava conosce l'animo femminile, della sua capacità di abnegazione nei confronti dell'amore e del sacrificio che chiede anche di spersonalizzarsi, in questo caso dalla parte buia di sè.

Che dire? Se qualcuno avesse preso questo film per cominciare un uovo filone invece che dai classici parametri draculeschi, ci sarebbero ancora tante cose da dire sui vampiri senza cadere nella ripetizione. Basta ripeto, partire da dove ci ha lasciato Bava, per esempio.

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