sabato 10 gennaio 2009

ATLANTIS, THE LOST CONTINENT (1961)

Chi l'avrebbe mai detto? Aveva l'aria di essere uno di quei film pesanti di altri tempi con l'effetto a colori che non omaggiava nulla e invece (pur non rinunciando alla mia visione a tappe) mi ha tenuta incollata fino all'ultimo. Il doppiaggio a quei tempi doveva viaggiare su due linee, l'inglese di sottofondo era ancora lì per questo il titolo qui citato in inglese ci sta tutto. Che dire? La storia di Atlantide è fin troppo nota e per completare l'opera ci metterei anche "Atlantide" di Battiato, ma non così scontata. Bisogna tratte delle conclusioni anche piuttosto personali e pure non bastano. Atlantide qui non è un'isola e non è nè Creta nè Santorini, nè la Sardegna, ma è quel continente vero e proprio che avrebbero dovuto trovarsi dopo le Colonne D'Ercole, tra l'Europa e l'America e cioè in pieno Oceano Atlantico...che poi perchè si chiama Atlantico? E perchè nonostante sia tutto ben risaputo il suo mito non stanca mai e continua a porci domande? Dicevo prima che qualunque supposizione non basta per mettere su un film, bisognava trovarci una trama più corposo, una principessa, un greco eroe alla stregua di Ulisse, che salva i suoi compagni marinai, poi un re, un antagonista che crea un arma infernale (tecnologica, incomprensibile per Demetrio il marinaio greco) capace di piegare un mondo intero a suoi piedi, un sacerdote, un astrologo cattivo, e anche un antesignano dottor Moreau, quello scienziato pazzo che sperimenta mutazioni genetiche sugli schiavi tentando di renderli animali (che forse inizialmente voleva più ricordare la maga Circe che il dottore di cui sopra). Che Atlantide fosse "avanzata" rispetto al resto del mondo, lo dicono i testi di Platone e durante un "incontro ai vertici" viene anche spiegato che l'isolamento di Atlantide (e quindi il perchè sia così sconosciuta agli altri) era frutto di una volontà precedente ma che ora che si vuole conquistare il mondo (mai mi è sembrata così credibile questa scusa strabusata negli anime giapponesi e dei loro mitici robot) non sarà più tale. E' quindi con la decisione di fare guerra al mondo che presagi di sventura arrivano al sacerdote (viene usato termine "prete" nel film ma a mio avviso erroneamente) e metteono in guardia Demetrio, ma anche noi. Chi ha ottenuto tutto, chi tratta gli stranieri come schiavi, chi ha queste mire di potere e distruzione non può che giungere alla sua stessa distruzione. Una punizione divina a cui io veramente avevo sempre pensato ad un semplice cataclisma senza per forza attribuirci niente di poetico attorno. Che Atlantide sprofondi nell'oceano si sa da almeno 3000 anni ed è bastato capire che il film era ambientato negli ultimi giorni di vita per capire che la sua fine sarebbe coincisa con quella del film. Allora questo epilogo non avrebbe dovuto stupire granchè, sapendo dove questa corsa verso le ultime ore si sarebbe fermata, invece lo fa eccome e questo perchè è affidata alle mani di George Pal che chissà come e chissà quali effetti speciali targati 1961 ha tirato fuori per impreziosire i lenti minuti di agonia per gli atlantidei portandoli così ad una meravigliosa se pure tragica distruzione completa. Sentirsi travolti, insieme all'onda ultima, nel già ampiamente noto, vuol dire maestria vera di regia e ogni particolare che si disgrega tra magma e un antagonista impazzito da mirare la sua arma letale contro i suoi simili, restituisce il come un impero di tal genere si sia distrutta "in un giorno e una notte".

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