sabato 17 novembre 2007

ASSESTAMENTI

Con un po' di respiro in più, posso quasi dire di aver trovato "casa". C'ho fatto caso solo ieri, il mio è stato un girovagare di un anno e mezzo e forse solo ora riesco a sentirmi in luogo familiare. Barcellona da questo punto di vista è stata un'esperienza abbastanza forte e pensavo che peggio di casa mia, quella potentina, non si potesse arrivare. In realtà molte "dimore" sono state peggiori, o dovrei soltanto dire profondamente diverse. La tensione di casa che ho da quando ho il potere di ricordare della mia vita si è allontanata, sostituita da altri disagi. In un certo senso sono libera da quella tensione, ma una dimensione davvero serena devo averla avuta poche volte in questi anni di vita. A tratti a settembre prima dell'arrivo di Sophie, o forse ad Agosto per la settimana ferragostina (in cui per la verità ho approfondito le mie conoscenza in materia di scrittura del fumetto), ma poi profondamente ripiombato nel buio dopo il suo arrivo. Il mese è passato, a me sembra che Sophie sia nella mia vita da sempre, come se tutto quello che c'è stato prima non fosse realmente esistito, o almeno vissuto in sordina.
Torniamo ad oggi. Gabriella, la mia collega che gentilmente mi ospita, è la mia bella copia in fatto di convivenze. Non ha manie di nessun tipo, non sopporta la mia presenza (né io la sua), la vive. Se non fosse per il poco tempo a disposizione si potrebbe parlare anche per ore, di educazione, di religione, della vita in generale. Come sempre se sul piano sentimentale in senso stretto qualcosa non funziona, su quello più in senso lato, la fortuna di trovare persone speciali dopo aver toccato il fondo, quella ce l'ho. Ma la fortuna è soggetta al karma, ho un buon karma con gli amici, a trovarerne di speciali, voglio dire. A Barcellona, nei momenti più spaventosamente agghiaccianti, c'è stata Silke e nonostante la differenza linguistica e "etnica" ho potuto verificare due persone per quante diverse, con esperienze diverse, con colori di capelli ed occhi diversi, possono entrare in relazione e trasformare tutto in "casa". Avevo solo 3 mesi a disposizione, non dovrei lamentarmi se in poco tempo ho creato un rapporto così. Che dura con la stessa bellezza di quando ci si vedeva tutti i giorni di persona.
E qui a Firenze? Ho latitato, ho sofferto, come solo io possono soffrire quando non mi sento a casa (lamentosa, esagerata, etc etc etc). La casa: quel luogo in cui le corrispondenze del pensiero si ritrovano. C'ho messo quanto tempo per risentirmi "corrisposta" con qualcuno con cui non hai tanto bisogno di parlare per capirti? Mesi, forse anche un anno. Però alla fine ora mi alzo la mattina che non devo spiegare nulla e che se guardo fuori dalla finestra come un ebete so che Gabriella indovina i miei pensieri, come faccio io con i suoi. La gentilezza è spontanea e le attenzioni pure.

Ecco, questa delle attenzioni è un punto cruciale. E anche saperle apprezzare. L'unica persona a cui potevo dirmi essermi legata l'anno scorso era piena di disattenzioni, che spesso sfociavano nella reale maleducazione (ancora più evidente per il modo in cui ci siamo conosciute) e sapevo di lamentarmi di questo, poichè la mancanza di rispetto proprio non la tollero. Ecco, come nel caso di avere un tetto decente, non ho preteso di averne uno speciale, eccezionale, o chissà cosa, come mi ritrovo a vivere oggi invece, nè mi aspettavo di trovare persone speciali per cui dire che il mondo non è poi tanto brutto. Ce ne sono due, Gabriella è una di queste due, irradia a distanza tutte le cose che fa e non le fa per il suo dovere (sia colleghe) ma perchè ci crede e con ironia e divertimento. Niente di meglio.

L'altra è... la RIVINCITA. Le premesse identiche. Il posto in cui sia siamo conosciute, i ruoli da rispettare, l'atteggiamento da avere e da rigirare a proprio favore. Il dovere di capirsi attraverso gesti più che a parole, una sfida che perdo volentieri ma che so che vinco sempre, e, addirittura, lo stesso nome. C'erano allo stesso tempo tutte le premesse per evitare come la peste il ripetersi una situazione del genere. Ma alla fine due persone attente si riconoscono. Quando ho detto "rieccoci" ero già un passo avanti rispetto al passato, che mi bastava pensare all'ultima cosa che mi aveva detto o fatto per capire che di uguale c'era solo l'inizio. E davanti al crollo, alle solite mie verità rilevate (stavolta veramente un po' precoci e improvvise) ho visto una persona combattere fino all'ultimo le sue terre conquistate, il pensiero di cedere nemmeno l'ha sfiorata e in più cosciente abbastanza di combattere contro un guerriero invisibile, indifferente e inetto. Ha tutte le armi per vincere e vince, ma non molla lo stesso, è vigile, perchè c'è ancora da conquistare e poi c'è difendere quel che ha conquistato.

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