domenica 9 settembre 2007

LE CHIAVI DI LETTURA

Ho pensato ad un aspetto di me, durante una telefonata. Non pensavo potesse incidere molto su come leggere un mio fumetto. Che il fumetto italiano dopo Sclavi soffra di citazionismo a più non posso non devo certo dirlo io. Da quello che ho letto Sclavi la prendeva (o prende) il citazionismo come un gioco tra amici, tra quelli che hanno visto un film, anzi più di uno, e che attraverso questi divertenti rimandi si strizzino l'occhio, complici e divertiti. Gli altri avranno letto una bella storia comunque. Poi (da lui in poi cioè), è diventato inevitabile e lo scarto tra citazione e copiatura si è sempre più assottigliato. Che Sclavi potesse (o forse anche possa) fare quello che voleva (vuole) del fumetto (come dico già sopra), non devo dirlo io, e che i suoi possibili cloni non possono comunque fare altrettanto. E' la gente dell'unicità del genio. Ma praticamente lo fanno tutti, con risultati diversi. Ultimo naturalmente della lista è Recchioni che ha costruito tutto il suo John Doe (che poi è in coppia con Bartoli, ma l'influenza del primo è palese ai lettori stessi) sull'artificio della citazione, lasciando probabilmente poco spazio all'invenzione pura. La parte che io trovo più affascinante e che in pratica mi fa sentire drogata di me stessa.

Per me non è una novita. La mia è la via dell'inconscio che emerge dai miei pensieri e che accosta cose distantissime e le mette insieme amalgamandole, fino a rendere il risultato leggibile, possibile, logico. Ho letto abbastanza poesia da giovane, mi piaceva scriverla, sperimentando di volta in volta teniche improbabili che però davano un certo ritmo ai versi.
Beh, il surrealismo francese è, per chi non lo sapesse, è questo meccanismo: il riaffiorare elementi distanti e vedere cosa insieme producono. Solo che io cerco di razionalizzare il risultato perchè infondo devo scrivere una storia, che abbia un inizio una fine e anche un mezzo.

Fin qui è quello che è successo col primo episodio di Eternopolis, ho avuto una visione ed ho buttato giù i motivi della visione, il resto si è costruito da sè. Intorno alla visione. Non basta.

Oltre alla necessità di stupire e fare in modo che il lettore dimentichi il suo mondo reale, è altrettant chiaro che io osservo gli altri. Non è una novità, negli ultimi mesi mi sono ironicamente attribuita l'etichetta di essere empatico. In realtà non posso giurarci sopra, non so se sia così, ma al momento mi accontento di questa illusione. Anzi, direi che in certi casi prendo della cantonate pazzesche. Cosa (mi) succede? Ascolto, percepisco le sensazioni degli altri e anche a quelle devo dare una spiegazione razionale, anzi in quel caso devo dare un nome. Arriva confusi come segnali nello spazio, sai che gli alieni esistono ma non sai cosa dicono. E' forse facile così costruire dei personaggi credibili, diventando così veri che... finisco per dialogarci. Sono loro che suggeriscono le battute, tu per certi versi non devi far altro che ascoltare.

Ma non basta. Nemmeno questo.

Durante la telefonata di qualche giorno fa ho capito una cosa nuova di me, che anch'io faccio delle citazioni ma sono citazioni private. Scrivere è terapeutico (lo diceva Calvino e se lo diceva lui... Ed è per questo che sprono chiunque mi chieda di buttare sempre giù i suoi pensieri!) e spesso ci libera da certi meccanismi. Io in questo sono troppo furba (anche se su tutto il resto posso ammettere di essere molto ingenua!), so che l'inconscio è una brutta bestia e mentre penso X è per causa di Y. Il risultato è un mélange che chiamerò Z naturalmente e che nel frattempo si è proiettato nello spazio... Di Y non si percepirà molto se io decido che non si debba sapere niente, ma la sua presenza è frutto forse di una visione, di cui dicevo sopra, o di una elaborazione di qualcosa che rimanda direttamente al mio inconscio, o a qualcosa che mi è capitato e che attraverso la scrittura mi fa da terapia.

Insomma, a differenza di quanto credo anch'io ne faccio un discorso autobiografico, anche io parlo di me ma gli elementi elaborati presi a prestito dalla mia vita personale, non sono di facile lettura, o meglio nessuno si chiederebbe perchè ho scelto questo e non quello oggetto o quella o questa determinata frase, per chi è a digiuno di mie riflessioni sulla vita, sull'universo e tutto quanto.
Tracce di vita personale si trovano anche in questo blog e se domani vi mettessi che so? un guerriero armato di spada che inferisce un solo colpo mortale, mentre l'altro guerriero cade con il cuore che schizza sangue come una fontana, probabilmente avreste capito il rimando e mi vedreste strizzarvi l'occhio, anche se non rido, no direi che non rido ma punzecchio ironica il mio essere affinchè non dimentichi certe cose, ma poi forse lo faccio per sentirmi meglio. E' come inferire ma anche parlare con uno sconosciuto, incontrato in un treno (...)

E' una lettura parallela che non toglie niente a chi non mi conosce e invece dà qualcosa in più a chi ha avuto il tempo di farlo. Come Sclavi, guarda un po' (ah,ah,ah).

Ma perchè dico tutto questo? E' presto detto, il primo audiofumetto era stato costruito con la tecnica della citazione personale, mentre il secondo è stato scritto con l'intento di far credere a tutti che ce ne fossero. Nel primo nessuno o quasi si è accorto di niente (quel "quasi" mi è stato fatale però!) il secondo ovviamente aveva mille cose per dire che l'avevo scritto sulla mia esperienza personale, invece si basava sulle persone a me vicine, colleghe di mia sorella. Però non posso dire che non ce ne siano, ma sono altrove, ma volutamente esasperati.

Ho chattato almeno 5 mesi con una persona di cui avevo perso il ricordo di quanto l'ho conosciuta, perdendo connotati, il suono della voce e anche il vero nome (visto che si usano nick). Una persona irreale, senza dubbio, come probabilmente la amicizia irreale creata tramite chat. C'è stato solo un momento in cui si saremmo potuti rincontrare e direi che potrebbe anche essere paragonata al Matrimonio di Carmen, volendo.

Me ne sono accorta solo durante quella telefonata, che gli altri episodi di Eternopolis era costruiti anche con la tecnica della citazione personale. Magari quando sarà, mi divertirò a dirvi quali sono tanto per capirci soltanto noi e strizzarci l'occhio come si confà agli amici.

1 commento:

fede ha detto...

troppi spunti per limitarsi a un solo piccolo commento ^__^"

io credo che sia naturale. l'uomo � una macchina che assorbe quello che gli sta attorno e lo rilascia poi rielaborato dal proprio essere e dalla propria sensibilit�.

e sta proprio qui la differenza (e il bello!), perch� pur funzioniamo tutti alla stossa maniera, alla fine siamo tutti diversi e partendo dalla stessa materia produciamo cose diverse.

del mestiere dello scrivere non parlo, non � nel mia cosa, ma sono d'accordo con te che buttar gi� i propri pensieri aiuta a fare ordine e a capire quello che ci sta attorno.

come pure parlare con una persona che ti sa ascoltare e dire le cose giuste al momento giusto.