martedì 4 agosto 2009

THE BRIDE OF FRANKENSTEIN (1935)


Non ricordo perchè e da dove è venuta l'idea di recuperare questo film. La curiosità dovuta a chissà cosa è poi scomparsa del tutto. L'ho ritrovata quando per pure caso dovevo fare una copia DVD a una amica, poichè il film l'ho recuperato solo in lingua originale. Così è bastato il solito motore di ricerca per mostrarmi due sue foto. Sono rimasta senza parole. Nel mio immaginario c'era un personaggio così ma non riuscivo a ricomporlo esattamente. L'immaginario però doveva essere collettivo, come lo può essere l'inconscio. Ho provato a rintracciare quel viso che non è terrore e non è isteria e la ormai famosa capigliatura e l'unica che me l'ha ricordata è quella di alcuni video dei Matia Bazar (apparizioni tv più che altro). Fa sorride l'accostamento ma non è errato, tutt'altro. Antonella Ruggiero si è sempre divertita a fare una parte altra al comune ruolo femminile, che poi era un po' anche quello di rarità vocale all'interno di un qualunque gruppo di elettropop (se pur italiano) degli anni 80. Questa ricerca dell'horror gradevole, con scatti di disorientamento, sarebbe stata la risposta alle domande a cui nell'adolescenza non sono riuscita a darmi.

La moglie di Frankenstein è un mostro, creato con dinamiche diverse, con una maggiore presa di coscienza dello scienziato pazzo ma stavolta costretto da un elemento esterno. L'insieme del film non soffre degli acciacchi dell'età, resta gradevole in sè, segue il filone che la stessa autrice aveva proposto, ma a mio avviso è il personaggio del mostro o meglio dei mostri che colpiscono.
Parliamo del mostro già esistente e creato nella precedente pellicola. La scena in cui viene istruito da un cieco, che crede di parlare ad un muto (ma perchè non è così?) è di una forza senza precedenti. La musica, le parole, l'etica umana quanto più umana quando è condivisa tra i "disabili", si imprimono nei ricordi: il mostro ha un gusto musicale, adora la musica del violino, se qualcuno si fosse preso la briga di insegnarli a vivere avrebbe ottenuto un risultato, ma è un elemento che impedisce la nostra presa di coscienza di poter civilizzare lui come un qualunque bambino: la sua bruttezza fisica. Potremmo chiarmarla mostruosità, ma preferisco chiamarla bruttezza. Questa bruttezza è il vincolo che ci impedisce di avvicinarci a chiunque. Ciò che è strano, bizarro, abnorme ciò che non riconosciamo è un nostro limite, non un limite di chi la possiede. Dovremmo ricordarcelo sempre.
E tornando meno seri, la stessa scena è ripresa su Frankenstein Junior, naturalmente in chiave comica. Si vede che aveva colpito anche Mel Brooks.

Il mostro creato in questa pellicola invece ha il pregio di avere pochi elementi bizzarri ma di mantenere intanto la necessità che la donna, anche la donna creata apposta per il mostro di Frankestein sia comunque bella. Lo è oggettivamente, nonostante come dicevo il bizzarro (pallore del viso, sbigottimennto degli occhi, capelli aereodinamici) ma nasconde alcuni elementi importanti. Intanto far rivivere una donna è diversa da far rivivere un uomo. Dell'uomo allo stato incivile si mettere sempre in evidenza la sua animalità, la sua aggressività, il suo istinto alla guerra. E della donna? Il personaggio mostra una certa isteria, ma è praticamente innocua. A mio avviso il primo e vero sentimento che le si dà è il senso di spaesamento: non sa dove si trova e cosa deve fare. Gli scatti nervosi del viso mostrano la sua femminilità mentre le onde bianche nella capigliatura il fatto che sia stata creata in laboratorio o meglio per mezzo di fulmini e scosse elettriche.

A lei sono dedicati gli ultimi 10 minuti. Dieci minuti da manuale sul "mostro al femminile" (che mostro non è e che sembra più vittima e fragile di tanti altri personaggi) e in questi pochi minuti succede che forzatamente viene affidata al mostro di Frankenstein. Scontatamente tutti avremmo potuto pensare che La Mostra avrebbe accettato di buon grado il suo simile. Così non è. In una prima analisi, per me spicciola, la donna mostro urla contro l'uomo mostro perchè questi è brutto, cioè mostruoso, cioè troppo bizzarro per lei. Io invece penso semplicamente che sia la scelta di un compagno per una donna non sia così immediato e accontentabile come potrebbe essere per l'altro sesso e che ha bisogno di alchimie di ogni tipo, anche e soprattutto mentali. In pratica più che brutto deve averlo visto uno zoticone, impossibile cioè creare una relazione paritaria o meglio ancora, è come se si fosse resa conto che la sua morte (violenta) e la sua rinascita siano stati legati a quell'uomo mostro e che lei non fosse (ri)nata libera ma serva dell'altro. Ci credo abbia urlato così. A chi non darebbe fastidio?

per chi fosse curioso di una delle apparizioni tv dei Matia Bazar che cito:

Matia Bazar - Elettrochoc

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