mercoledì 10 giugno 2009

LA LEGA DEGLI STRAORDINARI GENTLEMEN


Ho letto il primo volume l'anno scorso, anche perchè avevo da fare un esame con il tema "l'uomo invisibile" e anche perchè mi hanno regalato il volume con la sceneggiatura di Alan Moore. Mi era piaciuto e l'ho apprezzato molto, ora ciò si riconferma ma soprattutto in qualche modo impreziosisce. Questo secondo volume è la riproposizione de La Guerra dei Mondi ma ha il pregio di spiegare perchè da Marte ad un certo punto partono i "cilindri". GH Wells non lo dice, dando per scontato che i marziani (quegli esseri lontani oggi forse fin troppo vicini) fossero carnefici e carnivori per il gusto di esserlo, forse perchè qualcosa, è vero, è successo su Marte. Ma per lo più lo spirito è bellicoso, nient'altro. Esseri quindi in grado di attraversare lo spazio che ci divide ma un po' stupidi per tutto il resto. Moore invece spende diverse tavole sul pianeta Marte e ci dà una bella versione dei fatti. Basterà dire che anche lì c'è una bella guerra in atto, una guerra etnica per la precisione. Sotto SPOILER possiamo dirlo che una delle due o tre etnie previste è terrestre... non lo dice ma si ricollegherebbe con una delle tante teorie che gli atlantidei si trovino su Marte ora e il primo a dirlo è stato Alexej Tolstoj, un Tolstoj meno celebre che grazie al racconto breve di Aelita (poi diventato un film, il primo muto russo) ci racconta di questa fuga dalla Terra degli atlantidei per raggiungere Marte (nel film questo elemento non viene contemplato).

Dicevano delle guerra etnica. Poi per arricchire il tutto di una soluzione che non è poi tanto dissimile da quella escogitata da Wells un bel batterio che aggredisce non solo gli alieni ma anche i terresti ci stava bene. Inventato niente di meno dal Dott. Moureau sempre così alle prese con gli ibridi che ha creato anche un ibrido di batteri, utile in questo caso. Il tutto si risolve esattamente come nel libro, cioè con la velocità di una fine che rassicura ma che lascia un vuoto temporale. A chiudere il cerchio di una storia con i fiocchi (non si soffermo sui disegni ma sono più che efficati, come lo sono i colori!) è la storia tra Allan Quatermain e Mina Murray che viene gestita con una credibilità sconcertante come solo Moore riesce a fare in certi casi. Valutando le età anagrafiche e il fascino dell'esotico e dell'avventuriere, nonchè di piccoli dettagli dell'esistenza umana che fanno la differenza in un dato caso (hai presente come una cicatrice sul naso possa addirittura diventare affascinante? No! No?Ahahahaha!) e commistionare tutto per creare l'attrazione pura così come è universalmente percettibile, nonostante la sua crudezza, ma tutto reale.

Che dire? Mille di questi Alan Moore. O meglio. We need Moore.

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