sabato 22 novembre 2008

RELIC HUNTER (1-5)

Inauguro la sezione Serie tv perchè forse ce n'era bisogno. Dico forse perchè non so se fatta eccezione di Smallville e questo Relic Hunter avrò mai la pazienza di seguire un'altra serie tv di quelle che mandano sulla mia Home Pay TV. Purtroppo io vado controcorrente ma nemmeno questa è una novità. Ad ogni modo Relic Hunter è un ricordo lontano di quando anche io guardavo ciò che la TV trasmetteva. Mi sembra eoni fa. Oggi quando in un locale pubblico c'è un televisore mi sento un'aliena perchè osservo cosa trasmette come se non n'avessi mai vista uno. C'è però che ho capito che esiste una tribù di alieni (cit. di una specie di amico) che non guarda la tv, almeno non la subisce.

Dicevo di Relic Hunter. Me lo ricordo come un po' fittizio, poco credibile e non benissimo costruito da un punto di vista storico, ma ricordo che non mi dispiaceva. Non so perchè ma non lo penso adesso, i temi finora trattati non mi sono sembrati così malaccio da quello che si può aspettare dagli americani e poi i personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto mi piace quello di Nigel che sicuramente fa il verso al classico ragazzo inglese ma di mio gusto. Il suo impaccio, soprattutto. Non so che dire sull'attendibilità. Ricordo che avevo visto a suo tempo un episodio sul Labirinto di Cnosso e che quell'episodio mi sembrava davvero stupido per come raccontava il mito greco. Beh, sono sempre americani, bisogna tenerne presente. La loro storia inizia nel 1600 e qualunque cosa gli si racconti è chiaro che non la sentono propria. Detto questo, non mi dispiace, non mi dispiace le trovate un po' grossolane nel far aprire porte segrete e quant'altro. Niente di originale, naturalmente. Relic Hunter si ispira al videogioco di Tomb Raider e al personaggio di Lara Croft, a suo volta ispirato a Indiana Jones in versione femminile e questi a sua volta (dobbiamo dirlo) ad un certo Martin Mystère. Che di passaggio in passaggio abbia perso naturalmente il fascino della credibilità e dell'accortezza archeologica etc è piuttosto evidente.

Infine, la home pay tv da cui guardo questa roba ha trasmesso dapprima il numero 2, 3 e 4 forse anche 5 e poi soltanto stamattina ho visto che c'erano gli altri episodi e il numero 1: "La ciotola del Buddha". Inventato di sana pianta, immagino visto che di ciotole, se non di riso, non ne ho mai sentito parlare. Oddio non ho certo letto tutti i Sutra né i relativi commenti, però, se ci fosse stata una ciotola sacra, oggi sarebbe disegnata ovunque.

Il bello è che nessuno qui crede più al Caso, quindi a parte la solita curiosità, il telefilm inizia come inizia e prima di finire ai giorni nostri, ci lascia una frase che è la stessa che mi hanno suggerito I Ching ieri, attraverso, stavolta, le parole del Buddha. Lo stupore, si immagina, non é stato poco: quella frase si riferiva ai beni materiali, io a quelli affettivi. Sempre di attaccamento si tratta. E l'attaccamento porta sofferenza. STOP. Verso fine del telefilm ci sono altre frasi su cui meditare ma è davvero un caso che la mia pay tv abbia saltato a suo tempo il primo episodio e che io l'abbia guardato proprio stamattina incuriosita dal tema e ci abbia ritrovato qualcosa che ribadisca il concetto su cui sto meditanto in questi giorni? Se così fosse, viva il Caso.. o il Caos.

Nessun commento: