venerdì 30 maggio 2008

(senza titolo)

Quiete non è. Nemmeno soddisfazione. Dopo un periodo di delirio puro, di avvenimenti tra la finzione e la realtà, torno nella dimensione quotidiana dove è fatica e dolore di tutti i giorni a fare la parte principale. Qualche senso di colpa e ancora qualche decisione da prendere. Il cuore dentro una mareggiata di vento in burrasca, ma i patti erano chiarissimi dall'inizio. Chiari soprattutto per me che di solito non ho chiaro mai niente. Mi rammarico di avere poco tempo, per scrivere, e quando non scrivo parlo troppo e dico cose sconnesse e che il resto del mondo non può capire, ho poco tempo per leggere e questo mi fa infuriare. So di non sapere e non so niente, quindi voglio sapere tutto. Arte, letteratura, cinema, teatro, scienza, fisica, meccanica, chimica, astronomia, e tutto quanto, e non ce la faccio, manca il tempo, questo nemico della vita ma anche della morte, perchè tanto li frega entrambi. Faccio il conto dei libri che ho abbandonato, tanto per sentirmi ancora più male. Mille splendidi Soli, Clone, A Noi vivi, Le Cosmicomiche, La Visita Meravigliosa. Ecco, brava. Ma forse vivere è ugualmente leggere. Osservare, osservarmi muovere, tornare a sentire tutti contraccolpi del cuore e poi tornare a riflettere, meditare, scrivere quando tutto torna nel silenzio.

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