domenica 23 marzo 2008
MILLE VITE, UN SOLO AMORE (Brian Weiss)
L'ultima volta che sono stata ad Empoli (una ridente cittadina nel bel mezzo della provincia fiorentina) ho fatto un giro in centro in modo talmente distratto che mi sono fermata casualmente in tre librerie e ho fatto sempre distrattamente tre acquisti. Questo libro volevo regalarlo, ma poi non so perchè ho scartato il pacco e ho cominciato a leggerlo. Era un momento critico evidentemente e non me ne sono nemmeno resa conto. In realtà fluiscono in me più che "molte vite, un solo amore" molte vite e un'idea dell'amore che man mano negli anni assume preoccupanti contorni apocalittici. Forse mi illudevo che leggendo questo libro le cose mi sarebbe state più chiare. Vanno fatte due premesse. In questo libro si dà per scontato che si nasce, si muoia, si rinasca e si rimuoia mille volte ma che mille è più inteso come l'ennesima volta. E poi si dà per scontato che attraverso "la regressione"si possa ricordare questa vite passate. Sono cose che mi avevano già incuriosita a 18 anni (forse anche meno) e quindi nessun stupore. Ricordo che il primo a utilizzare l'ipnosi regressiva è stato un certo Moody. Per ipnosi regressiva intendiamo che ad un certo punto il terapeuta invita il suo paziente a ricordare eventi non della propria infanzia traumatica, ma di quella passata per scovare il motivo del dolore che lo affligge oggi. Nonostante sia temi a me cari (quello della rinascita, del karma, delle vite passate) non ho creduto ad un'acca a cosa dice il libro. Ora, non nel senso che dica delle bugie, anzi, sicuramente il lavoro di Brian Weiss è utile, ma io forse a causa della mia forte convinzione che l'anima non esista (ma che esista qualcos'altro che non ha propriamente coscienza) non credo affatto si possa ricordare vite anteriori a questa. Anche perchè solo nei Sutra si dice che il Buddha abbia potuto ricordare le sue precedenti incarnazioni e quindi bisogna avere raggiunto una stadio di illuminazione piuttosto alto per poterlo davvero fare. Forse è anche vero che queste sono le mie convinzioni e che ad un'altra persona tutto ciò sembra strano, assurdo e fastidioso. Ad ogni modo, il libro (questo perchè ce ne sono altri) si preoccupa soprattutto dell'eterno incontro della anime gemelle. Dice chiaramente che incontriamo le stesse persone, che siamo in grado di riconoscerle e che naturalmente se ci leghiamo a loro, viviamo bene, se invece per qualche motivo ci allontaniamo da loro, proviamo sofferenza. Se così fosse, per tutte le volte che ho avuto la sensazione di riconoscere qualcuno, ora dovrei vivere peggio di come vivo ora. O forse è questa sensazione apocalittica dell'amore che provo. Quindi c'avrebbe ragione lui. Macchè. L'unica cosa che mi sembra evidente è che alcune persone alla fine si riconoscono più o meno da subito e decidono di trascorrere la vita assieme. Per le altre a me sembra non ci sia granchè speranza. Troppi amanti o troppo pochi. Il loro è un girotondo su un'idea che non esiste. Qualcosa da imparare in questa vita e portasi poi nell'altra. Sperando di aver scontato abbastanza per essere degni di qualcosa di meglio.
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