venerdì 10 dicembre 2010

COME SEMPRE, COME NON MAI.

Tutto si ripete, ancora una volta. Come sempre. Scivolerà anche questa, passeranno i mesi ed io sarò al punto di partenza, ma carica ancora di nuova delusione e nuovo dolore. Questo è il mio karma ed è radicato profondamente come una radice di un albero millenario: difficile da estirpare. L'unica cosa da fare è di tanto in tanto più chiaro di altre volte: è semplicemente accettare. Cosa potrei fare? Non si può cambiare il destino, si può solo scivolare con esso, accordarsi, adattarsi. Non è un lavoro necessariametne passivo, ma al momento la vivo così. Come una punizione divina, come una colpa da scontare, come una galera da cui non posso uscire. Che cosa posso dire? Di non vivere tutto come lo vivo. Di sei mesi in sei mesi. Di non lasciarmi investire dall'entusiasmo iniziale, di bilanciare ogni entusiasmo con ogni sofferenza che è sempre dietro l'angolo. Funziona così, perchè non lo riesco a imparare? Eppure succede di sei mesi in sei mesi.

Ora sono stanca, sarà anche che non ho davvero ripreso le forze come avrei dovuto e mi trascino faticosamente per strade ripidissime. Di cui non vedo dove arrivano. Almeno per capire se c'è ancora tanto da sudare.

D'accordo, non investiamo, non scommettiamo, non giochiamo, non proviamo più nulla. Così non cadrò a picco dopo. E che vita sarebbe mai questa? Devo solo capire che tutto arriva e tutto va via. Che è così per la mia vita e che non devo nemmeno pensarci troppo. Prendere quello che posso. Gioire qualche attimo ancora, prima di passare da questo stadio al prossimo. Da un cuore al prossimo.

Forse fragile come sono, potrei soffrire mille altre volte di più, di come faccio ora. Pensa, allora, pensa a quanto potresti soffrire ancora e accontentati di quello che da qui passa e da qui va via.

Oppure potrei essere io, il pensiero che non è convinto, deciso, che non rischia come dovrebbe. E' il pensiero della sconfitta che si insinua. Dovrei convincerlo per una volta che vale la pena provare, e che per una volta le cose potrebbero anche andare.

Ci vuole distacco, ci vuole distacco e superamento della sofferenza. Come non mai. Potrebbe mai un Buddha riconoscersi come tale guardandosi allo specchio così fragile e sofferente?

Coraggio, coraggio. La missione è più grande di quello che sembra da qui, fin qui.

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