venerdì 12 agosto 2011

IL DIFETTO

Cover di Elena Mirulla, colori di Marina Iovine. Vampire Tear's n.2 "Romeo+Giulietta".



Ieri mi chiama l'editore dalle sue vacanze estive e mi dice, come fa di solito, che una delle persone a lui vicine, probabilmente della cerchia dell'associazione, che ha l'età che dovrebbe avere e una competenza minima per leggere un fumetto, ha avuto difficoltà a capire Vampire's Tears#2 - Romeo e Giulietta. Una sberla in faccia mi avrebbe fatto meno male. Io che invece ero convinta di aver scritto la mia "opera" migliore, che avrei ricevuto qualche attenzione dalla critica, che chissà che cavolo sarebbe successo alla pubblicazione di questo numero (che in realtà non è ancora uscito e che arriverà sui banchi dello stand il 24 di settembre a Treviso Comics - fiera a noi nuova)! In pratica, ho ancora da imparare. La leggerezza di Calvino? Oppure faccio proprio schifo e dovrei ritirarmi a vita privata invece di fingermi un'artigiana del fumetto? Crisi esistenziale pura. Non so ancora essere chiara, non so ancora rendere semplice e immediato il mio (contorto, è vero) pensiero. C'è poco lavoro sulla tecnica (mentre credo di fare chissà cosa) e ancora agisco senza equilibrio tra ciò che mi detta il cuore e lo stomaco. Ma forse è sempre stato il mio difetto. Quando volevo fare la musicista, l'ardore, mi spingeva lontano ma poi facevo pochi passi.

Forse però mi sono colpevolizzata troppo in quegli anni. Avrei solo dovuto studiare di più. Dovrei studiare di più, aprire gli spazi (della mente), svuotarli, riempirli. Metterci l'essenziale, arricchirlo solo quanto e quando serve. Insomma devo lavorare, su me stessa, su me come mezzo di comuncazione.

Si apre uno spiraglio, ma mi sento ancora catastrofica. Eppure sono io quella che incoraggia le giovani autrici ad avere più autostima, che è l'unica cosa che le frega, che ad una donna si richiede la perfezione su più fronti e l'arte, beh, se ti rimane del tempo. Sono io che ho detto loro di rifiutare questo atteggiamento interiore, che questa insicurezza è la loro arma di distruzione. Mentre gli uomini per bene che vada, se ne fregano, tanto c'è stata mamma dalla loro mitica nascita che li ha incoraggiati e stimolati ad essere i migliori. Le donne invece (parlo di quelle del sud principalmente) hanno ricevuto un'educazione per sottrazione: non devi fare quello, non devi essere così. Insomma, tu non puoi, hai da pensare prima ai pargoli.
Ecco, ero io che parlavo di questo e nemmeno io credo nelle mie qualità. E se fosse ben diverso?

E se quello che scrivo (che mi piaccia o meno) non è adatto al lettore spensierato? Se caricando di significati e di simboli il mio lavoro, facessi già una scelta? E se stimolare il lettore a pensare e a contorcersi il pensiero non sia necessariamente un difetto? Avendo letto Prometea dovrei aver capito come si può raccontare una materia difficile, senza doversi porre il problema di chi sia il lettore. Eppure ci penso. Penso sempre che sia io, il difetto. Smantellare una convinzione è dura.
Posso migliorare, questo è vero, mi consola. E mi affligge pensando di non essere in grado di semplificare, visto che il mio cervello non semplifica mai un cazzo.

Un esempio? Ogni volta che mi innamoro mi sembra una catastrofe, una questione di vita e di morte. Eppure gli altri esseri umani, semplificano e vincono senza problemi su questo fronte. Non vorrei mai essere dall'altra parte, di quella persona di cui mi innamoro io. Ma poi, che ne so cosa pensa.

Va bene, allora non voglio fare fumetto popolare. C'è chi non fa cinema popolare, ma astrogoto. Posso provare a permettermelo. Chi se ne frega, di quello che vuole leggere la gente. Peccato che il mio editore è piccolo e con questo atteggiamento lo faccio andare in fallimento. Allora che fare? Proviamo anche noi a scrivere cose elementari, scritta in maniera facile facile, e vediamo il risultato. Vediamo se vendere è più importante di comunicare la complessità che mi porto dentro. Così mi alieno definitavamente.

Dovrei ricordare le parole di Elena. Il lettore è cretino. Gli devi spiegare tutto, proprio tutto. Ma io mi rifiuto di crederlo, evidentemente. Io lo vedo nobile.


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