venerdì 23 luglio 2010

IL SIGNORE DELLE MOSCHE (1963)


Ammetto di non aver letto il libro. Non è affatto un vanto, è un mea culpa senza precedenti. C'è un motivo e risale ai tempi dell'università. Si studiava quel che bastava per superare gli esami e se per la letteratura francese "quel che bastava" rasentava lo "studio matto e disperatissimo", per la letteratura inglese era più un "molto rumore per nulla" e così si faceva lo stretto necessario, con quello che si disponeva al momento, un mese o massimo due prima dell'esame (contro i 6 mesi di studio per quello di francese e forse erano anche pochi!). Questo aneddoto che potrebbe non interessare a nessuno, invece a me la dice lunga su chi crede nella "didattica anarchica" (coniazione personale). La verità è che per quanto si voglia motivare un alunno, bisogna, alla sua giovane e incosciente età, costringerlo a studiare. Niente, ma proprio niente, si può ottenere senza sforzi, nemmeno il mio ritorno in linea (leggi: dieta drastica dal ritorno da Firenze).

Detto ciò, torno al film, perchè il libro non l'ho letto, ma ho almeno cercato di recuperare con il film. E dicono che sia abbastanza fedele anche se di certo la lettura è un'altra cosa. Il film. La prima riflessione va alla storia e il primo pensiero che ho fatto mentre lo vedevo è stata l'incoscienza dei bambini, davanti ad una vera e propria catastrofe. Incoscienza che si tramuta in giochi, scherzi e quant'altro lontani dagli adulti, anche se invece sono coscienti di doversela cavare da soli, visto che sono tutti morti. L'altra riflessione naturalmente riguarda il concetto di leadership che si tramuta nella creazione di due gruppi, fino a farne soccombe uno (che è poi quello più giudizioso). Infine le morti, la prima sembrerebbe accidentale, nella seconda ormai il delirio di onnipotenza o la pazzia dei ragazzi diventati ormai selvaggi ha preso piede e non si può più tordare indietro. Mi chiedo se questa degenerazione è la prova che gli uomini non sanno vivere in pace o semplicemente è degenerazione della guerra stessa e dell'incapacità degli uomini di essere davvero civili. E se qualcuno obbietta che si tratta del gioco di bambini, io dico che invece si sbaglia. Ho pensato che se fossero stati adulti (lost o isola dei famosi o meno) ci sarebbe stato il panico generale e che la leadership si sarebbe potuta frantumare in mille parti e perciò impossibile da ricomporre. Sarebbe stato molto peggio insomma, perchè qui il fatto di sembrare sempre tutto un gioco almeno rende comprensibile la messa in scena. Che altro dire? Non siamo civili affatto, non siamo ancora in grado di esserlo davvero.

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