mercoledì 25 luglio 2007

POTREI FARE TANTE COSE.

Potrei leggere, potrei scrivere, potrei cercare delle idee nuove e potrei pensare a come incastrarle nelle storie. Potrei vedere un film (ma li ho visti tutti quelli da vedere), potrei studiare per quell'esame che se tutto va bene mi terrà a PuissanceVille per i prossimi due anni. Potrei fare un giro sotto il sole lucano e morire disidratata. Potrei correre nei campi di grano o andare al mare e tuffarmi nell'acqua limpida. Potrei prendere il primo treno e fuggire da qui, ma poi è sempre qui che voglio tornare. Potrei guardare la tv, un gesto che mi pesa più di ogni altra cosa, potrei cercare qualcosa di interessante per documentarmi, qualcosa che non c'entra niente con oggi, ma che mi servirà domani. Potrei andare nella biblioteca più vicina, ma mi sembra sempre troppo lontana. Potrei mettere ordine nella mia stanza, che ha perso il senso dell'ordine e dell'orientamento. Potrei chiudere gli occhi e cercare di dormire ore intere, aspettando che arrivi la notte per uno spiraglio di vento più fresco, ma non arriva. Potrei smettere di mangiare perchè ho perso l'appettito. Potrei ascoltare della musica, cercando qualcosa di nuovo e mi riduco sempre alla stessa melodia. Potrei telefonare agli amici, se non fossero tutti al lavoro. Potrei prendermi una sbornia e dimenticare ogni cosa e saper che dopo si sta anche peggio. Potrei ma infondo non posso. L'ozio ha le sue ragioni che non mi interessa sapere. Fa parte dell'ozio stesso.

2 commenti:

Abigail ha detto...

Hai presente lo spleen? E' quello, no?
-__-'
E' dura, durissima quando ti prende.
Però non è necessario mandarlo via per forza.
Oppure si?

Mi ricordo che ho letto un racconto di Ingeborg Bachman su una giovane ricca affetta cronicamente da questo stato di sospensione/assenza.

Un racconto assurdo, nel volume "Tre sentieri per il lago".

Mai letto?

Daniela Zac ha detto...

Di spleen è piena la letturatura francese (beh, oddio! Da Baudelaire in poi!) ma anche prima di studiarla, avevo già il sentore di cosa fosse. Parte dallo stato di noia più genuino, fino all'annientamento dello spirito, in stati depressivi avanzati.

Con il bombardamento tecnologico, con la velocità con cui consumiamo ciò che ci emoziona (che siano oggetti o siano corpi), penso sia più frequente di quel che crediamo.

In questa mio post volevo solo riflettere su certe condizioni climatiche e ambientali in cui ci ritroviamo, poichè alle volte possono determinare una immobilità oltre che fisica anche mentale.

Direi che stasera vado a vedere il concerto di Amalia Gré (nel suggestivo castello federiciano di Castel Lagopesole) e questo sì, mi fa emozionare, dando filo da torcere allo spleen, alla noia ed anche all'ennui:-)