giovedì 5 agosto 2010

MATTATOIO N.5


Non voglio sprecare inutili parole per questo libro, incapaci di rendergli giustizia neanche un po'. Non servono. Non si può definire. C'è solo da leggerlo. Da rileggerlo. Da meditare, da ridere, da soffrire. C'è da capire. La fantascienza sarà anche una scusa per parlare della guerra, però è così perfetta per farci capire quanto stupidi possiamo essere. Il resto è potente come un flusso di coscienza, come due risate amare, come il dolore della perdita. La metafora di Dresda come il suolo lunare non ha paragoni nella letteratura umana.

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