sabato 7 agosto 2010
LA METAMOFOSI (KAFKA, 1912)
Il bello del proprio blog è che puoi commentare come ti pare. Non ho il dovere di citare nulla, nemmeno imbarazzarmi di leggere questo racconto di Kafka, alla veneranda età di 34 anni. Se penso che sto leggendo tutto quello che non sono riuscita a leggere in un anno scolastico, forse mi dovrei vergognare di non esserci riuscita almeno con un paio di libri prima.
Ad ogni modo questi sono romanzi che soffrono del periodo in cui sono stati scritti, eppure restano di altissimo livello significativo. Cosa non mi è piaciuto. La previdibilità della conclusione. Si potrebbe anche dire la non spiegazione all'evento, ma questi sono storie in cui non si può ricercare un fattore scientifico che abbia inescato la reazione chimica. Tutto ciò è inspiegabile e l'arte sta anche a non porci troppe domande in proposito. Cosa ha trasformato un sempliciotto, animato da buoni sentimenti e buone intenzioni in un insetto immondo (continuano a dire "scarafaggio" ma è solo una delle signore delle pulizie che lo chiama così, forse perchè non conosce altri insetti... uno scarafaggio non è più grande di un pollice e chi lo avrebbe notato?)... Dicevo: cosa? A me è sembrato dapprima il lavoro, il dover adempiere senza possibilità di fuga alle necessità della famiglia, sfamabile attraverso il sudore quotidiano. Il ritardo suggerisce angoscia e doveri irrevocabili (uno non può avere il mal di pancia per andare a lavoro!). In un primo momento quindi si intuisce bene che Gregor è quello che porta moneta sonante a casa e che la sua assenza creerà un fortissimo scompenso economico. Eppure, con un po' di ingegnosità (e segreti familiare) si scopre che ce la fanno benissimo senza di lui. E così da un affetto nutrito alla meno peggio (dalla sorella Rita pare di più) si passa al fastidio fino al desiderio di morte di quell'essere infine scomodo. C'è bisogno della morte di Gregor per poter andare avanti e dimenticare tutto. E' triste, ma forse sarebbe stato più triste vedersi trasformato e ucciso subito o comunque non capito, abbandonato e ripudiato solo per il suo aspetto. Forse ho visto rapporto peggiori di quello tra Kafka e suo padre (non che sappia di cosa stiamo parlando, ma da quello che si evince da questa storia...) da poter dire che a Gregor poteva andare molto peggio. Il finale. La carcassa dell'animale morto viene gettato via con non chalance dalla signora delle pulizie. Non c'è redenzione, non c'è ritrasformazione. Per quello sfigato, resta la sfiga e basta.
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