domenica 9 agosto 2009

UNA SETTIMANA AL MARE (riflessioni intorno a Verne e a Bukowski)


Io vivo in montagna da sempre, sono nata vicino ad una foresta in cui vivono indisturbati gli stambecchi. Il mare è sempre un luogo lontano, alle volte inafferrabile. Quest'anno dopo una weekend brindisino da un'amica, rieccomi sulla spiaggia lucana. Obiettivo: relax. Solo e soltanto quello, come se non fosse solo un anno ma due. Ci sono riuscita in tutto e per tutto. Senza condizionamenti, senza impegni altri, solo tanto riposo. Sonno recuperato, energie recuperate e in più, quello che non guasta, sono riuscita a finire due libri, molto diversi tra loro.

Ho terminato Autour de la Lune, concludendo il viaggio lunare di Jules Verne. Ho trovato questa seconda parte per alcuni versi più interessante. Avrà aiutato la lettura continua che il mare mi ha permesso oppure qualcos altro di cui mi interessa poco al momento. E poi non l'ho trovata sempre scontata. Pensavo che le cose per l'ottimismo dell'autore sarebbero andare come previsto, tutto liscio come l'olio invece no. Certo tutti quei calcoli e quelle ipotesi mi hanno fatto venire il mal di testa ma questo è un mio limite visto che di astronomia e astrofisica non ne capisco molto. Però non sono poi così stupida e non capisco come dopo tutti questi calcoli il fidato amico abbia sondato il mare invece di andare a guardare lì dove per me era più ovvio. Che stranezza. Però è anche vero che è trascorso un secolo e che certe nozioni scientifiche sono acquisite per nascita, no?

E' importante segnalare la divergenza con Voyage dans la Lune di Mèlies. Se il Presidente sostiene che una civiltà lunare è esistita ma poi estinta Mèlies si diverte ad inscenare l'incontro con i seleniti. Lui, sì aveva bisogno di fantasia e di far fantasticare i suoi spettatori, riuscendovi. A lui tutto è concesso anche se impossibile. Non ci sono abitanti sulla Luna. O no? Ad ogni modo non quelli, di sicuro. E poi davvero, non poteva sperare di tornare sulla Terra cadendo dalla Luna. Vorremmo farlo tutti, ma al massimo cadiamo dalle nuvole.


Tutt'altra lettura è stata quella di Storie di Ordinaria Follia di Charles Bukowski. Bukwski è un gran zozzone, ma un gran zozzone che sa scrivere. E' talmente lontano dalla mia scrittura, dal mio modo di pensare, che la curiosità ha preso il sopravvento su tutto. Ed io i racconti li odio, ma lui sa scrivere. E nemmeno si dà le arie, tutt'altro pare. Di interessante forse c'è anche la sua vita, come la concepisce, come arrivare al fondo ti fa pensare solo alle cose importanti. E come un accanito non lavoratore è orgoglioso di esserlo e che si può sopravvivere anche senza.

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