sabato 22 agosto 2009

LA FIN DU MONDE (1931)

E' quel genere di film apocalittico di cui abbonda anche la cinematografia attuale con una variante. Siamo nel 1931, dopo la Prima Guerra Mondiale e prima della Seconda. Sicuramente l'eco della guerra risuonava bene nella testa del regista, nonchè autore protagonista. Ma a parte questo, c'è la religione o la fede, con citazioni evangeliche, a rendere anomalo il film. Questo affidarsi alla preghiera finale che mi lascia stranita, anche se poi io sarei la prima a pregare per la fine del mondo. Ad ogni modo la trama è ben detta: s'intreccia alla catatrofe, una contesa di poteri e un amore abbastanza travagliato. Non si capisce bene come faccia, in modo poco scientifico rispetto a suo fratello, Jean Novalic a sapere della fine del mondo e aver consacrato la sua vita alla possibilità di fare ciò che forse avrei fatto anch'io, sacrificando anche la persona che amo, sapendo avrebbe capito. Però nell'insieme c'è quest'atmosfera di fiducia nonostante la catastrofe che non annichilisce del tutto. E poi è chiaro che l'obiettivo è capire che la guerra tra noi è inutile e che dobbiamo coalizzarci per la nostra sopravvivenza, la sopravvivenza di tutti.
E questo messaggio è tutt'ora moderno.

Nel discorso finale invece noto due particolari. Il film l'ho visto in francese e il film è francese. Il discorso di Novalic scienziatofa un certo effetto, perchè ci si accorge che è la Francia a proclamare questa alleanza mondiale, così come la Rivoluzione Francese segnò un momento importantissimo per l'umanità, con molti buoni propositi, molti dei quali irrealizzabili, ma non per questo perdono la loro forza dirrompente a sentirla anche oggi. E' una casualità sconcertante che quasi quasi viene da chiedersi se Jean non sia reale, in qualche modo, nel suo essere tanto profeta, proprio perchè non ci spiega niente. L'altra invece è una specie di sospiro di sollievo. Novalic proclama una unione degli stati europei e questo per fortuna non è avvenuto a causa di una catastrofe ma una pacifica esigenza econimica dell'Europa. Forse non siamo così brutali, forse riusciamo a raggiungere degli obiettivi (lungimiranti per gli anni 30 se si pensa a cosa starà lì a poco per succedere) senza spargimenti di sangue, anche se come dicevo, se n'è visto molto, troppo nel secolo scorso.

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