Poche righe per questo quindicesimo episodio.
Il 14 era molto bello per i continui riferimenti a Terminator 1, e soprattutto al Terminator 2, alla psicologia di Sarah, più vicina a quella Sarah che a questa, ma comunque straordinariamente lei. Però a parte questo la storia in sè, non valeva tutta l'attesa di quasi due mesi di assenza dagli schermi della FOX. Anche se la presenza immaginaria di Kyle lo rende imperdibile.
Il 15 è semplicemente STRATOSFERICO. Una trama avvicente, una sceneggiatura perfetta, sia nelle sequenze che lasciano scoprire (ma più che lasciare e aggangiare) i vari misteri, sia nell'effetto cornice delle varie fasi del funarale (americano). Scene da ricordare: Sarah e la vedova, Jonh e la ragazza, Derek e l'accenno importante a Kyle, la ragazza e il rapporto col padre (da finire di gestire) e la morte del fidanzato e i misteri svelati, infine l'effetto "sappiamo fare anche la fantascienza solo per stupirvi così come oggi la volete voialtri" della vista del modello aereo del cyborg (o di quello che è, sicuramente non è un deltaplano quello!).
Mancano ancora due cose da dire, però. Cameron è quasi del tutto assente, ma quando c'è le spara tutte, le sue cartucce e intanto a lei è affidata la risoluzione del primo tassello (io non mi ero accorta di nulla, ma del resto ognuno elabora il lutto a modo suo!) e qualcosa comincia a farsi chiaro. E poi Savannah Weaver, nei confronti della madre e sono sicura che lei sappia che sia stata sostituita dal T-1000. La scena di questa bambina che interpreta così bene quel pianto (ebbene sì, lo ammetto, ha fatto piangere anche me!) e del suo infantile discorso: "Cosa ti manca di tuo padre?" "Di potergli stare sulle ginocchia" "Vieni qui" " Le tue sono fredde" "Lo so". E in quel freddo, c'è il freddo metallico di essere un androide, e il freddo di chi non ama o non può amare. STRATOSFERICO.
Cosa manca a questo episodio? Le lotte iperboliche. Ma onestamente io non ne sento nemmeno la mancanza.
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