Qualcosa di infinitamente piccolo ci lega. Insignificante, come gesti quotidiani, ripetuti, senza averli mai fatti. Qualcosa si muove in grandezza, come templi buddhisti scolpiti nella roccia. Immobili e inattivi. Ricordi atavici, il karma che si muove e scompiglia i propositi. Dentro i sogni che sanno di incubi, che rievocano sensazioni che non abbiamo mai convidiso.
Io per te e tu per me.
Credo ancora alle tue parole, a come ti sfuggono al controllo e come le rimangi magari non ora, ma la prossima volta. Ma sei tu che ti lasci incantare dalle mie. Pagheresti l'oro che non possiedi, ma che custodisci gelosamente, pur di sentire come modulo ogni sillaba a tuo favore, come soltanto io so adularti come desideri e come solo tu riesci a suscitarmi la poesia perduta, o mai avuta.
Riarmati. Abbiamo ancora qualche spargimento di sangue in sospeso e non si muore solo una volta con te. Non dirmi però che la tua, per quanto insolita, è pur sempre un'attesa di me. Credo ancora alle tue parole, ma solo per il gusto di farlo. Credimi, non ti illudere ancora.
Preparati. In tutto questo tempo ho affilato le mie armi senza accorgermene e stavolta le userò senza indugi morali, senza pietà.
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