domenica 21 dicembre 2008
BIG TROUBLE IN LITTLE CHINA (Grosso Guaio a Chinatown) - Carpenter, 1986
Il titolo originale si diverte contrapponendo "big" a "little" e poi localizza diversamente il Chinatown, con semplicemente "Little China" così come noi siamo la "Little Italy" quando siamo in America. Per questo lo preferisco. Ho visto questo film quando avevo 12 anni, mandato alla tv e ne rimasi molto impressionata. Mi faceva paura e forse avevo anche ragione di averne. Facendo il paragone con Fuga da New York, questo film ha qualche difetto in più, è inizialmente poco scorrevole, ma le idee ci sono tutte, soprattutto è la storia vista dagli occidentali (in questo caso da Jack Burton alias Kurt Russell) di tutto un mondo che a noi arriva solocome eco, tradizioni, demoni, credenze, leggende, verità, bugie e tanto kung fu. Ah, sì e poi Magia, magia nera cinese, ma Magia. C'entra anche una maledizione, come sempre, una maledizione da sfamare, a cui sopperire. Non ricordo cosa ricordassi di questo film, era più come un'insieme di eventi che s'incastrano casualmente e portano da qualche parte. Sbagliato. Si avverte la costruzione. Però è un bel film lo stesso, Russell naturalmente si ritrova benissimo nella parte (come in Fuga da NY) a spezzare i momenti di eroismo da buffone con ironia e quel "non prendere tutto troppo sul serio" che sfocia in comicità pura. Il darsi grinta sparando al soffitto e cadendo colpiti dai massi che non potevano che precipitare in testa. Oppure dimostare di essere un ottimo tiratore di coltelli e sbagliare un colpo importante, reagendo con una faccia che fa pensare a come dovremmo prendere le cose della vita, con una smorfia sul volto ma poi saper recuperare e ritirare giusto dritto in faccia (o in fronte) alle cose. E ciò mentre le arti marziali sono profuse senza sosta in tutto il film lasciandolo alle volte attonito, a non saper cosa fare. L'eroe non deve essere perfetto per prendercelo a cuore, per tifare per lui. Della storia, non so cosa ricordavo ma è quel tipo che piace a me. L'immaterialità del corpo, la disperata ricerca di volersi risentire vivi (metaforicamente parlando, no?) e la vecchiezza, che anche per me rappresenta, non tanto il trascorrere del tempo, ma come Dorian Grey, la colpevolezza delle nostre azioni. Forse ci sono ancora un mucchio di altre cose da dire, battute celebri da ripetere, ma le lascio al caso. Magari un'altra volta.
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