sabato 13 dicembre 2008

IL MOSTRO DEL PIANETA PERDUTO(1956)

Il titolo in italiano è in parte fuorviante. Sto benedetto mostro non appare che negli ultimi 30 minuti e nel frattempo sono altre le cose che colpiscono di questo film. Anche perchè il mostro ha un che di ridicolo da un lato (il costumista non era all'avanguardia in fatto di travestimenti) e suscita non meno una certa compassione, per il suo desiderio di comunicazione infranto dalla pioggia. Una morte miserabile, mi verrebbe da dire. Dicevo che è altro quello che colpisce. Colpisce il fatto che in una situazione di sopravvivenza (l'isola deserta?) se non è la cattività a creare scompensi psicologici, lo può essere l'assortimento dei sopravvissuti. Non è solo una questione di fortuna (capitare con persone che abbiano una qualche pietà per sè e per i suoi simili) ma di elemento concreto. E' sicuramente un bel modo sociologico di studiare gli esseri umani. A parte, quindi, la tipizzazione (o meno) dei personaggi che indifferenti non risultano, tutt'altro (anche se nessuno ha conquistato la mia simpatia -mostro a parte) e il tema portante (il disastro atomico e la conseguente mutazione genetica), il film lascia particolarmente a desiderare nella scelta dei tempi. L'ho trovato lento e poco fruibile, un racconto spezzato troppe volte e difficile da seguire. Alla fine ce l'ho fatta. Ma è perchè avevo da dimenticare, da pensare il meno possibile, da sfuggire ai miei pensieri e soprattutto ai ricordi. Non che questo abbia rallentato o impedito la mia elaborazione personale di uno spiacevole e scioccante lutto.

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