mercoledì 14 novembre 2012

MANIFESTARCI

Ho trascorso tre settimane di inferno. Ero dentro una prigione, costruita da sé, da me. Inspiegabile, il perché.  Mancava anche il respiro, oltre al somatizzare il dolore del vivere, insofferenza del mondo. Ora che ho capito, che ho sentito la tua vita aprirsi alla mia, schiudersi come un uccellino nel suo guscio, dentro un nido che io ho raccolto, così  mi affidi la tua vita ed io la custodisco, gelosa, come sempre, come solo io so fare.  Non temere, io posso capirti, io posso sentire ogni tua ansia, ogni tuo dolore, ogni lacrima che hai versato, ogni volta che vorrai parlarmi, riaprire l'universo che è in te e che sapevo esistere. Perché questa è la risposta, sapevo che eri così, che nascondevi tesori inafferrabili, di quelli che non dai a tutti, ed io gemevo nel non corrisponderli, nel non poterti dire "io ci sono, di me ti puoi fidare". Era troppo presto. Ma aspettavano di raggiungermi e ora l'atto è compiuto. E se domani, se vorrai, io ci sarò tutte le volte, attimi appena o ore intere, perché anch'io, ho trovato qualcosa, ho ritrovato una parte di me, che mi mancava e che ora so dove cercare. 
Sì, era l'inquietudine di sapere che dovevamo manifestarci, ma innaturalmente non avveniva, non ancora. 

1 commento:

Anonimo ha detto...
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