Prima che mi dimentichi, perchè mi dimentico quello che vedo... Sarà che Scandicci dandomi tutta questa opportunità molteplice di migliorare le mie conoscenze cinematografiche va più veloce di me che ho poco tempo per scrivere e aggiornare il blog (ma poi trascorro ora a consolare amiche - e a farmi consolare alle volte - via chat su facebook).
Ad ogni modo, ho preso questo film perchè mi è capitato a tiro, ma naturalmente aveva un senso logico: cercavo qualcosa di Marlene Dietrich che non fosse L'Angelo Azzurro e Morocco (quest'ultimo film mi ha affascinata moltissimo, creando un immaginario molto vivo in me) ed eccomi davanti ad un film western, forse non eccezionale, ma sicuramente di buona fattura (non credibile nel protagonista maschile... un cambiamento repentino del genere, mah) firmato Fritz Lang (voglio dire...) e con questa protagonista donna che onestamente non trovo affascinante affatto (secondo me non valorizzano la sua bellezza che è molto tetra e malinconia) ma che invece secondo me rende molto bene nella parte. Del resto non sono sicuramente prima io a dirlo: questa donna emancipata, libera, che vive il rapporto amoroso (e parliamo di quello, lei non si concede a nessuno che non lo voglia lei) subordinato al desiderio maschile (prima pensa a sé e poi a lui), soprattutto un personaggio con i suoi valori (difende i fuori legge, ma ha una sua etica ben precisa) e che gestisce il patrimonio (suo) del Mulino d'Oro, questa tenuta con 43 cavalli. Il resto della storia è forse una storia qualsiasi da cui trarre ispirazione volendo. Certo è che non è vero che le donne non possano avere un ruolo determinante in un film western. Il finale? Degno di qualsiasi eroina.
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