martedì 8 febbraio 2011

TREASURE ISLAND (Stevenson, 1883)


Potrei lasciare anche campeggiare qui l'immagine senza commentare. C'è davvero bisogno di commentare questa opera? E' di una grandezza infinita, una vivacità ineguagliabile e pur avendolo finito da qualche giorno, mi sento ancora alla ricerca del tesoro, più che alla maniera di Long John Silver, sicuramente a quella del giovane Jim, che con la sua incoscienza giovanile tira tutti fuori dai guai. Il resto è arte, il resoconto del viaggio affidato al ragazzo, lì fin dove poteva, testimonianza nella verosomiglianza più di qualcosa. Per scrivere un buon romanzo di pirati, ci vuole una mappa. L'autore si sarà anche fermato mentre lo scriveva, ma ha ripreso con freschezza e ottima caratterizzazione tutti i personaggi. E poi la sua modestia disarma più di tutto. Questo libro non è mai stato finito, continua nella nostra testa, nel nostro immaginario. E un libro diventa grande per questo. Per me non è stato troppo tardi cominciare a leggerlo.

Per fortuna che a farci un seguito sono stati in diversi. Per ora mi accontento di Larsson con il suo "La vera storia del pirata Long John Silver" che è poi stato regalato dall'unico essere al mondo che usa dolcezza e forza nel medesimo gesto. Dove sei? Il mio cuore è ad altezza del tuo.

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