Non dovrei essere qui, non dovrei scrivere di queste cose.
Dovrei essere tra file, dentro cartelle a controllare il lavoro che mi aspetta in questi tre giorni di esami. Ma non ci riesco, parti di me sono rimaste a Firenze. Le migliori forse o quelle che riconoscono la propria casa in quel buco di stanza, dove trovo tutte le cose nel loro disordinato posto.
E un po' sì, sono distante da te. Sa di innaturalezza e di poco completezza. Però, magari è solo ossessione e perchè un po' sei una piacevole abitudine. Ed io sono pigra, in fondo.
Mi succedono cose strane. Strane forme di adozione. Forse Firenze è più portata per le stranezze di queste tipo. Penso ad Atene e Altea, penso alle mie colleghe, alla loro spontaneità disarmante, all'affetto che alberga dove nemmeno ce lo si potrebbe aspettare.
Penso a come l'energia limpida che irradia ora il mio involucro di Buddha, che per una vita intera era rimasta catturata sotto la pelle, si sprigioni con una forza inaudita e alle volte tenda all'esplosione. Come una specie di "creazione del mondo".
Questa sono io, una mina vagante, un pericolo da affrontare, la frantumazione delle regole. Poi sono un'altra, quella che in un rapporto a due si sentirebbe soffocare dal dover dare tutto ad una sola persona. Perciò non vuole varcare il limite, incoscio, della sfera a due, anche se continua a pensare sia per qualche suo limite.
Non nasciamo tutti con gli stessi obiettivi e un Buddha non si illumina solo per sé. Questa è la risoluzione dell'enigma.
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